30 ago 2012

immersioni di settembre


Quanta gente sul gommone intorno a me,
cerco il suunto ma non c è.
Frugo ancora nelle sacche, e nel mio gav
Facce vaghe, la risacca, non so.
Entro in acqua , col compagno, piano piano
Non lo mollo  neanche un po'.
Il computer  sul suo polso bippa piano,
respiro, gli segnalo: pensa a me.
Quante bolle tutto intorno, e ancor più in là
sembra quasi una jacuzzi,
e pinneggia il mio compagno vola e va
ho quasi paura che mi perda...

- Reef(f)

Il mio buddy  sale e scende alla yo-yo
Non sta fermo neanche un po'
Due pinnate, non mi vede, è già fuggito
respiro, pinneggio, mannaggia a te...
No, io al furto in barca non ci sto!
La sfiga oggi, s'è messa proprio di traverso!
No, così sott'acqua non si va
Emergiamo e siam lontani dal gommone
Il dolore alla mia spalla parte già
Il gommone, si spera, verrà!

28 ago 2012

"ho nuotato varie volte con quello squalo a sharm "

federico mana con il longimanus
Federico Mana nuota con lo squalo Longimanus di Sharm

Aggiornamentodel 5/818 - Ecco finalmente l'intervista completa a Federico Mana, campione di Apnea, pubblicata su il Corriere del Ticino 8/3/2012

"Ho nuotatato varie volte con quello squalo a Sharm el Sheikh"

‘Federico Mana nuota con lo squalo assassino di Sharm!’ è il titolo che Federico non vorrebbe mai leggere. Campione Italiano d’Apnea, il primo italiano ad essere sceso sotto i cento metri di profondità, Federico Mana davanti all’apparire ha sempre posto l’essere e il fare. Da una confidenza è nata l’intervista. M’interessava la sensibilità di un atleta e istruttore di yoga che scrive Mare sempre con la maiuscola.


Già nel 2008 un longimanus, pinna bianca oceanico, frequentava la piattaforma che usavate per gli allenamenti d’apnea, a Sharm el Sheikh…

A gennaio del 2008 io lasciai Sharm dopo averci vissuto per 5 anni, periodo nel quale avevo visto quasi tutte le specie di squali presenti in Mar Rosso ma non avevo mai incontrato un pinna bianca oceanico. Quando gli amici dell’Only One (team d’apnea con base a Sharm) mi raccontarono che sui campi di allenamento ogni tanto spuntava un pinna bianca oceanico, pensai: mah… forse lo hanno confuso con uno squalo seta.


Poi sei ritornato a Sharm…

Sì, per i Campionati Mondiali di Apnea AIDA, a settembre 2008. Lo squalo tornò a farci visita e nuotò in diverse occasioni tra le cime destinate all’allenamento di profondità. Era tranquillo e si muoveva lento e sinuoso. Gli apneisti, solitamente, hanno un rapporto con il Mare consapevole e armonico e quando qualcuno gridò: “c’è un pinna bianca oceanico sui cavi di allenamento!” gli atleti, invece di fuggire, arrivarono a frotte per osservare l’insolito ospite. Fu divertente e paradossale insieme. Naturalmente lo squalo si allontanava ogni volta.


Parliamo dell’esemplare responsabile degli attacchi?

Onestamente mi sono sempre chiesto quanto attendibili siano le testimonianze. In un contesto di aggressione, quindi di potenziale panico, è difficile essere tanto lucidi da riuscire a notare un dettaglio sulla pinna. In ogni caso, se così dovesse essere, posso affermare di aver nuotato tranquillamente diverse volte con lo squalo in questione. Dall’immagine più prossimale si può notare infatti la parte mancante sulla pinna dorsale.


Cosa hai pensato quando si sono verificati gli attacchi a Sharm?

C’erano stati un paio di casi precedenti, ma non amo sentenziare: ho sempre cercato di contestualizzare l’accaduto, cercare di comprendere perché un animale viene portato ad aggredire. Fatte le mie considerazioni ho pensato che la situazione fosse meno rischiosa di quanto annunciato dai media: infatti poco dopo ho organizzato un soggiorno con i miei figli a Sharm e sono andato in acqua con loro.


Cosa prova Federico Mana quando nuota con ‘quello’ squalo?

Federico nuota con uno squalo e basta, sa che lo squalo uccide se si interagisce erroneamente con lui. L’essere umano è molto pericoloso e distruttivo nei confronti dello squalo, non viceversa. Ma le persone hanno paura di ciò che non conoscono: è meno faticoso abbattere un animale invece di dedicare del tempo per cercare di conoscere le motivazioni che lo portano a certi comportamenti. Abbatterlo è un metodo sbrigativo per eliminare ciò che si ritiene un problema. Questo agire ci rende consapevolmente colpevoli. Spesso i media, per sensazionalismo, cavalcano l’ignoranza per vendere qualche copia in più, o per incrementare lo share. Paura, orrore e lacrime vendono sempre bene.


Il tuo approccio personale, invece?

Quando sono in Mare cerco di non dimenticare mai che sono io l’ospite, che devo adattarmi alle regole del Mare… così facendo penso sia difficile trovarsi in pericolo. Mi viene in mente Shaun Ellis, ricercatore britannico: mentre elaborava un metodo per scoraggiare i lupi dal frequentare aree di potenziale conflitto con gli uomini, ha vissuto per 18 mesi con loro… e ne è diventato il capobranco.


Cosa c’è nel futuro di Federico?

Sto lavorando ad un progetto sul benessere operando su un principio di conoscenza di se stessi, penso infatti che ogni persona abbia già dentro di sé le soluzioni per ottenere salute e serenità, io sto cercando di protocollare degli esercizi che permettono ad ognuno di noi di conoscersi meglio, individuare i punti di forza, comprendere i limiti… e agire di conseguenza. A luglio uscirò con il primo libro sulla gestione del respiro e degli stati emotivi. Ho anche ideato un format televisivo sull’acqua che penso possa essere di grande successo.


Hai una emozione da regalarci?

T’immergi in profondità: intorno a te solo blu, blu infinito. In una sensazione di abbandono ti senti parte del tutto. Il tutto è infinito. Ma anche una piccola parte del tutto è infinita. L’essere umano è infinito.


Federico Mana campione d'apnea

SHARM EL SHEIKH - 20 MAGGIO 2011 - CNF 61 M
SHARM EL SHEIKH - 23 MAGGIO 2011 - CNF 65 M
"Dopo il 2010 di relax ho deciso di ritoccare il record più datato che ormai reggeva dal 2007
ovvero quello in Assetto Costante senza Attrezzatura.Questa disciplina è la più dura ma è anche quella che ti permette
di capire realmente le proprie abilità tecniche.
Ad ogni tuffo dopo la faticosa risalita il mio pensiero andava a William Truebridge pensando con massima ammirazione alla performance del suo Record Mondiale!"

SHARM EL SHEIKH - 15 AGOSTO 2009 - CWT - 100 M


"Il 15 Agosto 2009  ho realizzato un sogno....sono riuscito finalmente ad immergermi ad una quota a tre cifre.Primo atleta Italiano a raggiungere la quota dei 100 metri nella specialità in assetto costante...
... mi sento al settimo cielo, anzi al settimo abisso!"




il sito di Federico
www.federicomana.com

Quanto è pericoloso uno squalo? Assai meno dei fulmini.
Ma per chi insiste, qui ci sono alcuni consigli su come farsi mordere.

27 ago 2012

la dura vita del tonno rosso

Thunnus thynnus: la sfiga di essere pregiati

Thunnus thynnus: wikipedia commons


da: il Corriere del Ticino 01/03/2012


Le quotazioni del tonno rosso (Thunnus thynnus) sui mercati orientali possono superarei 400 euo al chilo.Un dato che può aiutare a capire perché questa specie atlantica che si riproduce nel Mediterraneo, ma anche nel Golfo del Messico, già prima del disastro della Deepwater Horizon avesse visto i suoi effettivi ridotti dell’85%.C’èperò chi combatte a fianco dei tonni. È il casodegli attivisti di Sea Shepherd che nel giugno del 2011 liberarono, in apnea, 800 tonni imprigionati nelle reti calate nel Canale di Sicilia. Lo scrittore dimare, Claudio Di Manao, ci fa rivivere quegli attimi dando la parola a un tonno.

leggi tutto ©Claudio Di Manao


15 ago 2012

50 squali martello (audio and video)

Sharm El Sheikh, un mattino d'agosto di parecchi anni fa. Viaggio inaugurale di Sundance per Sharmasters co., il nostro primo diving centre. Io e Diego Cabras, soci fondatori, organizziamo una uscita a inviti. E' agosto e siamo nel pieno della Grande Stagione per il Mar Rosso, a Sharm el Sheikh. Se il tempo regge, si potrebbe andare a ficcare il naso dove di solito non si va, a ceracre i 'mostri'. Sul molo, c'erano tutti i grossi nomi della subacquea di Sharm, tutti i maggiori esperti del Mar Rosso, da Franz a Pierre, da Federico Forletta a Fabione Casarotti, un sacco di gente bravina, insomma, con le 5000 immersioni di media pro capita....





ascolta qui l'audio del resoconto, completo di briefing e procedure su RSI

Quello che a fine filmato fa il segno inequivocabile di 'C Factor' è Diego il socio d'allora.
E quelli che sembrano bisonti al pascolo sono proprio quelle bestie che pensate voi, i famigerati squali martello (o Sphyrna lewini) nel profondo blu. Godetevi il video. Alla faccia di chi dice che a Sharm el Sheikh gnegnè, e non c'è niente e gnegnegnegnè...  Lo dicevano già 20 anni fa, molti anni prima che questo video fosse girato... gengnegnegnè.

Many thanks to:

SHARMASTERS Co. Ltd.
Fabio Casarotti
Franz
Manu
All our friends and fishes.


PS: gli squali martello erano almeno 55, ma meglio non fare la figura degli sbruffoni. Tanto erano tutti lunghi almeno tre metri.

7 ago 2012

deepwater horizon - BP



Immaginate di dover spendere di affitto al giorno l’equivalente del valore di un appartamento a Lugano. Tanto costava alla BP l’affitto della piattaforma di trivellazione  Deepwater Horizon.  460.000 dollari che se ne vanno via ogni 24 ore mettono fretta.  Per mettere le mani al più presto su quel giacimento bisogna trivellare più veloci, magari usando acqua al posto dei fanghi di perforazione. Se qualcosa va storto c’è sempre il blow-off preventer, una valvola che si chiude automaticamente per contenere l’eruzione di un pozzo petrolifero. Invece quella valvola non funziona e un mix mortale di acqua, fanghi e metano corre in superficie a velocità supersonica: i gas s’incendiano subito e la piattaforma esplode,  uccidendo 11 uomini. Poi si inabissa. 
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2 ago 2012

papua: squali balena domestici

West Papua  è uno degli angoli più selvaggi della Terra,  uno degli ultimi buchi neri rimasti sulla mappa della civilizzazione, capace di ingoiare le fantasie e le aspirazioni di novelli Conrad ed esploratori. Laggiù gli Asmat, così si narra, nel 1961 banchettarono con Michael Rockefeller, ma non in qualità di invitato.  Un po’ più a nord del territorio Asmat, a Kwatisore Bay, i pescatori  ancora vivono su piattaforme galleggianti chiamate bagan. E’ la regione dell’ampia Cenderawasih Bay, oggi  parco nazionale dell’Indonesia.

> leggi o scarica versione .pdf

lo Pterois volitans invade i Caraibi


Post aggiornato con il testo completo del mio articolo su Il Corriere del Ticino, che ringrazio per averlo reso disponibile.

Quell'invasore del pesce leone

Nell’acquario di in un centro sub di Key Largo, nelle Florida Keys, c’è uno Pterois volitans, un pesce leone. Alle mie spalle più di dieci anni d’immersioni con loro, i pesci leone, ma in un acquario più grande. Tra i due acquari c’erano migliaia di miglia di distanza.  Ma più delle miglia contano le regioni zoogeografiche. Quando si vuol mettere ordine nei dati,  anche in quelli che riguardano la natura, c’è bisogno di cartelle, di faldoni. Il Mediterraneo, il Golfo del Messico e il Mar dei Caraibi appartengono al faldone dell’Atlantico. Quasi tutto il resto è Indopacifico, Mar Rosso compreso. Le barriere naturali tra queste due regioni sono le gelide acque artiche e antartiche e le correnti fredde e impetuose  di capo Horn e Capo di Buona Speranza. Lo Pterois volitans è una specie tropicale dell’Indopacifico, una specie stanziale, un pessimo nuotatore, refrattario alle correnti forti. Ma torniamo a Key Largo e all’acquario del diving centre con dentro un pesce leone. Niente di strano… se quell’esemplare non fosse stato catturato proprio lì. Come compagno di vasca ha un grosso gambero. Michelle, la nostra guida, dice:
 “Quando l’abbiamo messo in vasca il gambero era minuscolo, volevamo nutrire il pesce leone, ma adesso temo una inversione dei ruoli…”. 
In genere i subacquei considerano sciocchi gli acquari quanto le guide dei safari gli zoo. Ma  Il pesce leone è lì per un preciso motivo. 
“Di solito li uccidiamo, ma questo esemplare ci serve vivo per scopi didattici.” 
Cado dalle nuvole. Il pesce leone è stato un mio incontro preferito - quanto garantito- di innumerevoli  immersioni notturne in Mar Rosso: affatto spaventato dalle torce subacquee, se ne avvantaggia per catturare minuscoli pesci e avannotti storditi dalla luce. Come tutti gli scorpenidi possiede una bocca ampia, che spalanca di colpo per ingoiare le prede, aspirandole. Gli esemplari più grandi sembravano produrre uno schiocco. Se spaventato, o infastidito, lo Pterois punta la bocca verso il basso ed apre al massimo i raggi delle pinne dorsali che sono velenosi aculei. Li usa solo per difendersi. “E’ una specie infestante e velenosa…” dice Michelle. Ho assistito, in tutti quegli anni nell’Indopacifico, ad un solo caso di puntura di un pesce leone. La vittima, un ragazzone sui trenta, tremava ed era palliduccio, ma bastò immergergli la mano nell’acqua molto calda: il calore spacca la tossina, che è un veleno proteico. I casi mortali sono estremamente  rari, pochissimi quelli con gravi conseguenze. In genere la sua puntura è meno grave di quella di una vespa. Michelle intuisce la mia perplessità: “Qui non hanno predatori naturali, oppure i loro potenziali predatori non hanno imparato a riconoscerli come cibo, quindi si sono riprodotti a dismisura togliendo spazio vitale ad altre specie endemiche.”  In poco tempo, frugando tra i dati, mi rendo conto del disastro. Il pesce leone può riprodursi anche tre volte al mese con un tasso di crescita stimato del 700% l’anno, mentre la diminuzione stimata della biodiversità  lungo tutto dei Carabi, a causa della sua presenza, potrebbe raggiungere l’80% nei prossimi anni. E’ un pesce aggressivo, vorace e territoriale: a farne le spese sono soprattutto le cernie ed i piccoli pesci che regolano la crescita delle alghe sul reef. Non c’è reef intorno alla Florida, né isoletta sperduta dei Caraibi dove lo Pterois non si sia installato. Molti scienziati della NOAA pensano che l’obiettivo è ormai contenere la specie, non più estirparla, e che gli sforzi dovrebbero concentrarsi sull’analisi del DNA degli esemplari catturati per tracciare, attraverso lo studio delle parentele, il percorso della loro diffusione affinché non accada ancora… magari con un’altra specie. Le ipotesi sono innumerevoli: dall’acqua di zavorra all’interno delle navi provenienti dall’Indopacifico, alla liberazione in mare di uova, larve ed esemplari di Pterois dagli acquari. Difficile, almeno per me, considerare un male lo Pterois volitans. Questo bellissimo pesce ha una livrea sontuosa, dal rosso al marrone scuro, striata di bianco, e il ventaglio delle pinne mostra suggestive trasparenze. Ma neanche i conigli, quelle morbide creature che causarono uno dei più gravi dissesti ecologici in Australia, furono associati a un male. Tanto che il loro trasporto dall’Europa fu intenzionale. Altri santuari marini, come le Isole Cayman, hanno autorizzato i subacquei alla cattura degli alieni. 
“E dopo averli catturati, cosa ne fate?” domando. 
“We eat them!” 
Li mangiamo. 


>>>leggi l'approfondimento: 'bio invasioni' di claudio di manao su immersiolano

>>>leggi 'quell'invasore di un pesce leone' claudio di manao su il corriere del ticino web